Torso del Belvedere
Conosciuto a Roma fin dal XV secolo, in un primo momento a Palazzo Colonna e dal tempo di Clemente VII nel giardino del Belvedere da cui prese il nome, il Torso del Belvedere, fu opera di Apollonio figlio di Nestore Ateniese, così come si legge scolpito nel masso. Non possediamo altre opere di Apollonio; sia le opere antiche che i racconti di Plinio il Vecchio non lo menzionano mai.
Incerto è il luogo del ritrovamento, ipotetica è la provenienza dalle Terme di Costantino (pendici del Quirinale) come sostenuto dal Sauer e dallo Hulsen; la statua entrò a far parte delle collezioni papali poco dopo il 1506.
Numerosissimi disegni ed incisioni attestano la fama della scultura, con il Laocoonte e l’Apollo del Belvedere. Il suo influsso sull’arte del ‘500 e del ‘600 è notevole. Un nome su tutti, che cadde nella trappola del suo fascino, è certamente quello di Michelangelo.
L’artista ammetteva di provare per il Torso una reale venerazione, ne studiò la posa nervosa, la muscolatura e a lui si ispirò per costruire le sue figure; diversi sono, infatti, i parallelismi con i corpi della Cappella Sistina.
Un alone di leggenda misto a verità vuole che il Papa avesse incaricato Michelangelo di restaurare la statua, ma l’artista rispose di non essere in grado e non accettò l’ incarico.
Una paurosa venerazione la sua e di tutti gli altri artisti che a lui seguirono e che chiaramente non proposero un restauro. Per Bernini il Torso con la statua di Pasquino è di più perfetta maniera del Laocoonte stesso e Mengs trovava riunite in questa tutte le bellezze delle altre statue.
Innumerevoli le proposte di identificazione del soggetto: da Ercole, a Polifemo, Marsia e Filottete. Il soggetto più accreditato e noto già dal 1500 è quello di Ercole. A lui rimandano l’anatomia della figura dalla muscolatura accentuata e la pelle di leone che avvolge i fianchi, elemento che lo contraddistingue oltre la clava.
Tra le ultime interpretazioni quella di riconoscervi Aiace Telamonio, leggendario eroe della mitologia greca.
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