Quando l’arte emigra all’estero: gli affreschi della Villa di Fannius (Boscoreale) al MET di NY
La terribile eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ecclissò diverse città oltre le ben note Pompei, Ercolano, Oplontis e Stabiae, la coltre di cenere e lapilli seppellì anche le Ville di Boscoreale in Provincia di Napoli.
Questa piccola cittadina alle pendici del Vesuvio è da alcuni identificata con il Pagus Augustus
Felix Suburbanus, dove con Pagus si indicava una circoscrizione territoriale rurale, divenuta un sobborgo della vicina Pompei in età augustea (27 a.C. – 14 d.C.)
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento in questo territorio vennero alla luce una trentina di ville
rustiche di piccole e medie dimensioni a conduzione familiare o gestite da schiavi, ma anche ricchi complessi residenziali.
Nel 1900 riemerse la cosiddetta Villa di Publio Fannius Sinistore scavando nel Fondo Vona in Via Grotta a Boscoreale, con i suoi splendidi affreschi di tardo Secondo Stile e megalografie simili a quella della Villa dei Misteri a Pompei.
L’archeologo della Corte identifica il proprietario con P. Fannius Coepio, personaggio del seguito di Augusto e si sottolinea anche , grazie ad un sigillo rinvenuto, che negli ultimi tempi la casa dovette essere abitata da L. Herius Florius.
La villa fu costruita intorno al 40-30 a.C, successivamente venduta all’asta nel 12 d.C..
Sappiamo che nel corso del primo secolo dovette appartenere a due proprietari tra cui Fannius Synistor come risulta da un’iscrizione di una nave trovata in loco e che cambiò proprietario nella sua fase terminale; non conosciamo però il nome di colui che la edificò e di chi commissionò gli affreschi.
Il rinvenimento della Villa si accosta alla figura di Vincenzo de Prisco, funzionario del Ministero delle Finanze ed archeologo per diletto, più che per passione, il cui impegno fu determinato soprattutto dall’introito che poteva ricavare dalla vendita illegale di queste opere; non a caso il suo nome balza alle cronache per la vendita del Tesoro di Boscoreale al Louvre.
Gli affreschi della Villa di Fannius furono subito staccati, smembrati e venduti; oggi sono sparsi in tutto il mondo: da Napoli, a NewYork, a Parigi, ma anche in Belgio ed Olanda.
La villa era divisa in due parti: un sontuoso quartiere residenziale con al centro un grande peristilio e un quartiere rustico con magazzini, stalle, sotterranei, cucina e alloggi servili.
Il Metropolitan Museum di New York, acquistò all’inizio del XX secolo gli affreschi staccati dal cubiculum M e ricostruì la stanza da letto integrandola con i pezzi originali.
La stanza presenta composizioni architettoniche con vedute prospettiche di vari edifici, recinti sacri, ma anche mura, propilei, torri, balconi e grotte.
Nel recinto superiore ci sono decorazioni di un recinto religioso con una statua di Ecate. Gli oggetti sono rappresentati così meticolosamente da sembrare reali; tra le colonne, sul lato sinistro, si scorge un santuario noto come syzygia (manifestazione complessa di un insieme divino) con una trabeazione sostenuta da due piastri.
Al centro del santuario la figura di una Dea con una fiaccola accesa in ogni mano.
L’architettura magnificamente dipinta va “illusoriamente” ed oltre misura, al di fuori dello spazio occupato dalla stanza stessa, in un mondo favoloso e fantastico abitato da divinità, satiri, pescatori.
Per saperne di più e su dove trovarli: QUI
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