L’ultimo Van Gogh: Auvers-sur-Oise, 21 maggio-29 luglio 1890
A soli 35 km da Parigi, il piccolo comune di Auvers-sur-Oise, lega il suo nome agli ultimi mesi di vita di Vincent Van Gogh.
Qui viveva il dottore Paul Gachet, medico e amante degli impressionisti, che lo stesso Van Gogh ritrasse per ben tre volte (una versione è al Museo D’Orsay a Parigi).
Van Gogh reduce da un lungo periodo in manicomio, si trasferì ad Auvers-sur-Oise per farsi curare dal dott. Gachet con il quale strinse un forte rapporto di amicizia.
Ho visto il Dottor Gachet, che mi ha fatto l’impressione di essere piuttosto eccentrico, ma la sua esperienza di medico lo deve aiutare a mantenersi in equilibrio lottando con il suo disturbo nervoso, del quale mi sembra gravemente affetto, per lo meno quanto me.
Gachet medico generico specializzato in malattie nervose, gli diagnostica una malattia mentale circolare o psicosi maniaco depressiva e gli consiglia un arteterapia ante littaram.
Van Gogh si butta a capofitto nella pittura, dipingendo più di un quadro al giorno!
Risalgono a questo periodo dipinti come:
Campo di grano con volo di corvi (Amsterdam Van Gogh Museum)
Chiesa ad Auvers (Parigi Museo d’Orsay)
Marguerite Gachet al pianoforte (Basilea- Kunstmuseum)
Il giardino di Daubigny (Basilea- Kunstmuseum)
Il pomeriggio della domenica del 27 luglio del 1890 Vincent, esce per andare a dipingere in mezzo ai campi: si spara con un colpo di pistola al fianco destro, senza provocare la morte immediata. Si trascina a casa, sale in camera sua, e solo verso l’ora di cena, non vedendolo scendere, il signor Ravoux, insospettito dalla sua assenza si avvicina alla camera da letto e lo trova sdraiato a letto con la giacca insanguinata;
informato anche il Dott. Gachet, egli ritiene impossibile estrarre la pallottola.
Il mattino seguente arriva anche l’adorato fratello, Theo. Nella notte del 29 Luglio, Vincent muore tranquillo, dopo aver pronunciato le sue ultime parole: la tristezza durerà comunque tutta la vita.
Sarà sepolto nel piccolo cimitero di Auver-sur-Oise.
Non ci sono dipinti visibili in questa cittadina francese, disseminati nelle pinacoteche e gallerie mondiali, è più che altro un itinerario alla scoperta dei luoghi, e l’idea di voler rivivere e ripercorrere il piccolo ed intenso mondo di un genio, che come spesso accade, non fu valorizzato in vita, ma solo dopo la morte.
Ritornato qui mi sono rimesso al lavoro, però il pennello mi cadeva quasi di mano, sapendo bene ciò che volevo ho dipinto ancora tre grandi quadri.
Sono delle immense distese di grano sotto cieli nuvolosi e non mi sento assolutamente imbarazzato nel tentare di esprimere tristezza e un’estrema solitudine. (Lettera a Theo, 649)
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